In questi giorni la Corte di Giustizia ha stabilito che non sussiste, per uno stato membro dell’Unione Europea, l’obbligo di fissare un limite massimo per l’estensione delle aree in cui un solo operatore può cercare idrocarburi nel sottosuolo, a quanto riporta l’ADNKronos.
Bisogna che nella valutazione dell’impatto ambientale si tenga però conto dell’effetto cumulativo dei vari progetti che il singolo operatore va a presentare i quali possono quindi avere sull’ambiente un notevole impatto.
Questa sentenza appoggia lo Stato Italiano che tra il 2016 e il 2017 aveva concesso 4 permessi di prospezione a una società australiana che globalmente occupavano circa 3000 metri quadri. Il contrasto era sorto contro la Regione Puglia che sosteneva che il limite prefissato di 750 metri quadrati potesse riguardare non la singola concessione ma il singolo operatore.
Con più autorizzazioni su aree contigue diventerà comunque più difficile ottenere una valutazione di impatto ambientale positiva.
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