Ricordo anche il sardonico commento di un mio professore di vent'anni fa: "meglio che costruiscano il MOSE piuttosto che ci si limiti a parlarne. Anche se non lo finiranno gli investimenti porteranno lavoro e benessere a tutto l'indotto". Insomma "piuttosto che niente, meglio piuttosto". Gli economisti e gli imprenditori quindi non potevano che aderire a questo grandioso progetto per il semplice fatto che porta qui in laguna un ingente flusso di denaro e c'è la possibilità di beneficiarne, aderendo al Consorzio Venezia Nuova incaricato della realizzazione. Finora il MOSE e le opere di presunta tutela sono costate oltre 3.200 milioni di euro e ce ne vorranno ancora un migliaio e una cifra non precisata per la manutenzione. Ma agli abitanti della laguna è convenuto davvero quest'opera? Ora che i cantieri sono aperti da 10 anni (iniziati nel 2003) possiamo farci un'idea di come le cose stanno andando e di quali saranno gli scenari futuri.
Cerchiamo di capire innanzitutto se il progetto è valido. L'obiettivo dichiarato è proteggere Venezia dalle inondazioni (acque alte) che aumentano, consentendo allo stesso tempo il passaggio delle navi con apposite conche di navigazione. Perchè aumentano le maree eccezionali? Abbiamo i dati di oltre 120 anni e, come ho già evidenziato in un altro contributo per Azzurro Veneto, sono aumentate sempre più dagli anni Sessanta, proprio quando è stato realizzato il Canale dei Petroli che rappresenta la vera grande ferita aperta nella laguna perchè ha aumentato i volumi di acqua in ingresso e in uscita che scavano senza sosta i fondali bassi. La profondità media della laguna è di un metro scarso e il canale invece raggiunge i 17! Questa voragine crea vortici e risucchia e smuove tutto quello che sta intorno: barene, fondali, fondamenta. E nel canale transitano navi di grosso tonnellaggio che smuovono quantità d'acqua imponenti e insostenibili da un ambiente così delicato come quello lagunare. Uno dei problemi chiave che il MOSE e chi lo sostiene non vuole affrontare è l'aumento del moto ondoso provocato dai mezzi a motore che concorrono all'erosione delle barene e delle fondazioni delle rive e degli edifici. Ci sono troppe imbarcazioni a motore in laguna, il turismo di massa si rivela essere una industria altrettanto "pesante" del Petrolchimico di Marghera.
Le maree sono influenzate dalla quantità di precipitazioni, dagli afflussi di acqua dolce dai fiumi e canali (ben 36) che sboccano in laguna che può sommarsi all'effetto della pressione atmosferica e all'azione dei venti di bora (vento di nord-est che proviene da Trieste) o di scirocco (vento caldo di sud-est), che spingono le onde nel golfo di Venezia. Altro fattore chiave per comprendere il quadro complessivo e valutare l'efficacia dei progetti di salvaguardia è la subsidenza, cioè l'abbassamento del suolo lagunare di quasi 12 cm negli anni '50 - '70 del secolo scorso causato soprattutto dall'enorme quantità d'acqua estratta in quegli anni per uso industriale a Marghera. A questo si somma un aumento del livello medio del mare di circa 26 cm negli ultimi cento anni, con un'accelerazione dagli anni Settanta a causa del riscaldamento globale. Quindi stiamo parlando di un fenomeno molto complesso di deterioramento ambientale in gran parte riconducibile alla civiltà industriale che abbiamo diffuso in tutto il globo dagli anni Sessanta in poi.
Da questa semplice analisi cominciano a emergere tutti i limiti dell'opera. Ricordiamoci anche che l'acronimo Mo.S.E. sta per "modulo sperimentale elettromeccanico". Cioè in altre parole noi stiamo facendo un esperimento che costa 4500 milioni di euro e che ha intaccato e alterato km di coste e ha già alterato le correnti con effetti imprevisti di erosione delle spiagge, fonte di preziosa ricchezza a Jesolo come a Chioggia Sottomarina. Un esperimento che è figlio di una visione parziale e meccanicistica che è sotto assalto in tutti i campi del sapere mentre emerge un nuovo paradigma energetico e dinamico. Un esperimento che, se verrà completato con successo (e non ne siamo certi), potrà ridurre le acque alte ma non gli altri fenomeni di subsidenza, erosione causata dal moto ondoso e innalzamento globale. Venezia dovrebbe essere la capitale mondiale delle politiche di tutela del clima perchè è la più illustre vittima del suo deterioramento.
Ci vuole coraggio per sostenere una visione così difficile e ampia, bisogna anche accettare la continua trasformazione dell'ecosistema e la caducità delle opere umane. Come possiamo pensare che Venezia sia un bel museo sotto vuoto? Se una parte lentamente affonderà altre verranno costruite, come fu per Aquileia e poi Torcello. Ma c'è ancora abbastanza forza nelle genti e nella cultura unica che la laguna ha cullato? O sono forse ormai più i forestieri, i turisti distratti e gli affaristi spietati? La tutela della laguna passa innanzitutto nell'accettare che è viva e che se vogliamo vivere con lei dobbiamo elaborare stili di vita, tecnologie e attività economiche compatibili con questo meraviglioso ecosistema che non può essere separato dal mare e nemmeno dalla rete di canali e fiumi che sono l'eredità vitale della cultura di governo della Serenissima. Ora che l'egemonia di Venezia è tramontata è importante recuperare una dimensione condivisa a tutte le genti della laguna e rompere il vecchio predominio dello "sviluppo ad ogni costo" che ci ha lasciato in eredità le discariche illegali e inquinanti di Marghera e un porto che per vivere uccide la laguna.
Francisco Panteghini
Mediatore elementare
Consulenze di ecologia olistica
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