lunedì 27 giugno 2022

I PROGETTI PRONTI DEL CONSORZIO BACCHIGLIONE PER CONTRASTARE LA CRISI IDRICA IN MODO CONCRETO

La bomba d’acqua dell’altro giorno ha rinfrescato le terre arse e ha colmato leggermente gli invasi, ma di certo non è stata sufficiente a sanare la crisi idrica che sta invadendo il territorio del centro nord. Po e Brenta sono pietosamente aridi e i canali che servono i terreni agricoli non sono in condizione di garantire un servizio ottimale. Prima della bomba d’acqua in alcune aree si era paventato il razionamento dell’acqua su alcuni terreni nel piovese e padovano con la distribuzione della stessa a giorni alterni. D’altronde il dislivello che il Bacchiglione mostrava rispetto al mare nei giorni scorsi era notevole. Un canale che solitamente, quando l’acqua eccede la riversa verso il mare, che nei giorni scorsi si dimostrava bisognoso di un rabbocco. Le attività del Consorzio di Bonifica Bacchiglione si rendono necessarie per domare le acque e vengono accompagnate dal genio civile. Una targa apposta su uno degli edifici del complesso riporta in due parole quello che il consorzio ha fatto e continua a fare: “...dall’acquitrino e dalla febbre…” Il suo compito è stato trasformare le zone di malaria in campi coltivabili ed è un compito che continua ad essere attuale perché i campi devono continuare ad essere coltivabili. Per le colture sono necessarie la terra e il sole ma è indispensabile l’acqua. Per gli ortolani e i contadini è indispensabile poter attingere da quella rete idrica che è stata creata, consistente in canali, fossi e fossati. Pensare anche lontanamente alle autobotti sarebbe una sconfitta. È un’idea che non si può prendere in considerazione in quanto il numero di autobotti necessarie sarebbe incommensurabile. Il problema è la mancanza delle piogge e le nevi cadute quest’inverno che, seppur abbondanti, si sono completamente sciolte. Nel futuro del consorzio si legge la parola invasi di accumulo, dove l’acqua dolce, quando è in esubero, verrà raccolta, anziché sprecata riversandola in mare. Ne sono previsti 4 al momento, già finanziati. E consisteranno in un’opportunità per avere una scorta d’acqua per i periodi di siccità, come questo, per poter bagnare i campi ma anche per dare la possibilità ai mezzi di soccorso di poter attingere in caso di incendio. Nel frattempo i fiumi vedono lo spettro della risalita del cuneo salino. L’Adige ha già uno sbarramento per impedire all’acqua salata del mare di mescolarsi all’acqua dolce e renderla una tortura per l’irrigazione dei campi. Po e Brenta non hanno questa protezione e l’acqua del mare li penetra ora per una ventina di chilometri e i campi soffrono, per la mancanza d’acqua piovana e perché assorbono l’acqua salata che va a rendere la terra meno fertile. Un processo irreversibile. Sul Po è la larghezza di rami del fiume a rendere più difficile pensare allo sbarramento, ma sul Brenta è una questione legale. Qui un contenzioso tra un privato e il Comune, che si protrae da oltre un decennio, ha bloccato per anni i lavori, già finanziati e ora a continuare a bloccarli è il costo della struttura, lievitato a causa degli aumenti delle materie prime. Ora per il Brenta, per la salvaguardia delle colture che da questo attingono per l’irrigazione, serve una presa di posizione forte. Serve una decisione certamente difficile ma indispensabile. Sui piatti della bilancia non c’è un confronto tra le esigenze del privato e quelle della comunità agricola, soprattutto ora, periodo bellico, che vede l’Ucraina, granaio d’Europa, impedita alla spedizione di grano e cereali verso gli altri Paesi. Questa situazione ha dato modo di tirare in ballo un altro termine interessante: l’autonomia alimentare, dimostrando la necessità per i Paesi di essere autonomi per i beni alimentari per il fabbisogno nazionale. Ora i nostri campi stanno soffrendo e gli agricoltori che in essi investono ogni giorno, fatiche, sudore e speranza stanno soffrendo con loro e disperano. Ogni anno la situazione si ripete ma l’alternativa per le nostre terre c’è: lo sbarramento per il cuneo salino sul fiume Brenta. Bisogna attivarsi per realizzarlo, e farlo al più presto.

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